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Descrizione

Cenni storici del Comune di Ruinas

Ruinas è un borgo di origine medievale della provincia di Oristano, situato  nell'area geografica dell'Alta Marmilla. Il paese si sviluppa lungo la strada principale, Via San Giorgio, per circa un chilometro e conserva ancora numerose caratteristiche case di pietra rossa e splendidi portali. Il territorio di Ruinas è incastonato tra il massiccio del Monte Grighine e la vallata del rio Massari, due ambienti differenti che offrono splendidi panorami.

Il suo territorio è ricco di testimonianze archeologiche, il villaggio attuale però è di origine medievale, faceva parte del giudicato d’Arborea incluso nella curatoria di Parte Valenza. Caduto Il giudicato d’Arborea, i suoi abitanti continuarono a tenere un atteggiamento ostile nei confronti degli Aragonesi. Nel 1416 fu incluso nel feudo concesso a Ludovico Pontons, il quale a sua volta vendette Ruinas ad Antonio Madello nel 1421.

Nel 1429 i suoi eredi vendettero il villaggio a Pietro Joffre che lo unì al feudo di Senis cui rimase legato nei secoli successivi. Quindi passò ai Cardona, ai Besalù, ai Margens, ai Fogondo e ai Nin dai quali fu riscattato nel 1838.

Nel 1821 fu incluso nella provincia di Isili e quando nel 1848 furono abolite le province entrò a far parte della divisione amministrativa di Cagliari; successivamente nel 1859, entro a far parte della ricostituita provincia di Cagliari.

Nel 1928 formò con Mogorella e Sant’Antonio Ruinas il nuovo comune di Mogorella Ruinas che nel 1936 prese il nome di Ruinas. Nel 1950 i tre villaggi riacquistarono le rispettive autonomie. Nel 1974 quando fu costituita la provincia di Oristano, Ruinas entrò a farne parte.

Economia


"Comunemente sono i ruinesi gente di buon carattere, laboriosi ma poco industriosi"; così scriveva il prof. Casalis nel 1846/47. Si può trovare conferma a questa affermazione nelle vicende e consuetudini che nel tempo hanno messo in rilievo il buon tratto e la laboriosità dei contadini Ruinesi.



Il frutto del lavoro nei campi e della pastorizia sono sempre stati la base del sostentamento della società ruinese. Fin dalla giovane età i ruinesi si dedicavano all’agricoltura o alla pastorizia a tempo pieno e a 17/18 anni avevano già appreso la tecnica del lavoro contadino: dall’aratura fino alla mietitura.

Per affrontare il duro lavoro dei campi i contadini si affidavano al bue rosso il quale era il più ricercato per la sua eccezionale forza fisica, dimostrandosi quindi il più adatto a sopportare la fatica dovuta al lavoro svolto prevalentemente in un territorio rude e scosceso come quello di Ruinas.

L’arte di portare un carro di buoi, dominando gli animali con un semplice richiamo anche nei luoghi più impervi, era di fondamentale importanza per gli abitanti del villaggio, che amavano gli animali quasi intessendo con loro un certo dialogo; sapevano infatti che questi erano la loro ricchezza, la sicurezza del presente e la speranza del futuro.

Erano i compagni fedeli nel duro lavoro dei campi durante l’aratura e nel periodo gioioso della mietitura e quando, un carro di buoi, era il mezzo di trasporto per raggiungere Oristano per comprare e rivendere le merci; ma anche nella vita quotidiana quando un carro di pietre dopo l’altro erano la base per la costruzione della casa senza la quale non era possibile sposarsi.

Territorio

Ruinas siede sopra un colle che porta il suo stesso nome, e l’abitato sorge ad un’altezza che varia fra i 300 e i 360 mt. s.l.m. L’estensione del territorio è stimata per Ha. 3038 e unisce 28 piccole regioni diverse per nomi e motivi geografici. E’ collegato a Sud-Est con Mogorella e a Nord-Est con Samugheo, Allai e Fordongianus.

A ponente dell’abitato sorge il monte Grighine (673 mt.) il quale è il monte per eccellenza dei ruinesi. Nei pressi della valle scorre il Rio Massari, affluente del Tirso, usato in passato, in alcune località bagnate dal suo corso, per dare propulsione ad alcuni mulini ad acqua, ma soprattutto è stato fondamentale punto di socializzazione per la comunità del villaggio, ove si incontravano le donne durate il quotidiano lavaggio dei panni, o nel periodo estivo, la domenica, quando la popolazione si radunava nelle sue rive per concedersi un momento di svago e distensione dopo una lunga e dura settimana di lavoro nei campi, ma era anche un importante momento di confronto e scambio di opinioni sulla vita, sulle problematiche e sul futuro della comunità; inoltre il fiume era utilizzato come fonte di sostentamento per alcune famiglie che non avendo altre risorse traevano nutrizione anche dal pescato proveniente dal Rio Mannu.

Tradizioni religiose

San Giorgio Martire è insieme, patrono e protettore di Ruinas e viene festeggiato in paese in una giornata che cade fra il 15 e il 20 di agosto.

Anticamente la festa veniva celebrata l’ultima domenica di settembre, ma da diversi anni è stata anticipata per consentire agli emigrati di partecipare all’evento. La festa patronale è molto sentita dalla popolazione perché, al di là della ricorrenza religiosa, nell’occasione, si rinnovano antichi riti della tavola, di gare poetiche dialettali e il sentito ballo sardo.

Non mancano le tradizionali bancarelle dove fra le altre cose si possono trovare il tradizionale torrone sardo e dell’ottima frutta secca. La parte centrale più strettamente religiosa è riservata a “sa missa manna” (la grande messa), alla quale partecipano uomini e donne con notevole impegno e devozione, prestando particolare attenzione al panegirico in lode del santo patrono.

Successivamente il santo viene portato in processione ricalcando ogni anno lo stesso percorso e inizia e si conclude sul sagrato della chiesa, per l’occasione adornata di fiori e tovaglie ricamate.

San Teodoro è il compatrono di Ruinas, si festeggia nella terza settimana di maggio e si rinnova la devozione il 9 di Novembre.

In passato il santo veniva portato in processione dalla chiesa parrocchiale fino alla chiesetta campestre attraverso un percorso irregolare e sconnesso. La vigilia era caratterizzata dai vespri e dalla prima processione; durante la notte i benestanti del paese portavano il pane da distribuire il giorno seguente al popolo.

Il giorno seguente il santo veniva portato nel senso inverso, nella chiesa di San Giorgio ove veniva celebrata la messa; le bancarelle, i balli e i dolci sardi caratterizzavano il resto dei festeggiamenti.

Oggi il santo viene portato in processione sempre nella chiesetta campestre di Sant Teodoro, ma attraverso un percorso più agevole e regolare.

Blasonatura

Stemma: Troncato: il PRIMO, di argento, al bue rosso, cornato e unghiato di nero, fermo sulla pianura diminiuta di azzurro; il SECONDO, d'oro, al monte all'italiana di sei colli, di verde, fondato in punta. Ornamenti esteriori da Comune.

Gonfalone: drappo partito di bianco e di rosso, riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dallo stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stella del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento.

Elementi che caratterizzano lo stemma

FASCIA AZZURRA: fascia che allude al Rio Massari, scelto per il suo fondamentale ruolo avuto nella vita socio-culturale della comunità

MONTE DI SEI CIME: elemento che allude alla posizione elevata del territorio

BUE: figura araldica individuata per richiamare alla memoria la forte vocazione agro pastorale dell’economia paesana e il grande contributo dato dall’animale per lo sviluppo economico della comunità ruinese.

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